“Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur” parte seconda

L’idea di un progresso dell’umanità calato dall’alto è quindi erronea: non credo siano possibili tempi sincronizzati di evoluzione della società perché non tutti gli esseri umani evolvono secondo ritmi fra loro paragonabili e quindi non esistono scorciatoie per l‘instaurazione di una società più giusta, la quale potrà scaturire solo dalla personale presa di coscienza dei singoli che, allargandosi sempre più, porti – alla fine – alla piena consapevolezza di tutti i suoi membri.

Non amano veramente gli uomini ma li disprezzano coloro che non sono capaci di accettarli per quello che sono con le loro miserie, i loro difetti e omissioni ma anche eroismi e grandezze. Costoro sono, invece, delle persone che non avendo saputo fare la loro rivoluzione interiore, vorrebbero farla sulla pelle degli altri come in un esperimento sociale dove quelli che fossero giudicati non conformi al pensiero corretto sono – oggi – impediti ad esprimere le loro opinioni, esclusi dai social ed etichettati come trogloditi ma, appena ieri e, forse, anche domani, destinati ai manicomi di Stato, ai campi di concentramento e, financo, alle fosse comuni.

Ecco perché è necessario accettare la diversità degli esseri umani. Accettare in tutte le sue declinazioni: dalla loro natura di maschi e femmine alle loro identità di popoli e nazioni, dalla cultura del merito prima nella scuola e poi nel lavoro, alla personale spiritualità. Si può così mitigare gli eccessi del pensiero tecnologico e consumistico occidentale moderno con la legge fondamentale dello spirito, scolastica e orientale insieme: l’Essere, la Verità e le Idee più grandi ci vengono incontro spontaneamente solo quando noi siamo pronti per esse, perché, quando fosse diversamente, non sapremmo né vederle né accoglierle. Dirò di più: questi concetti sono già dentro di noi o, almeno, davanti a noi ma, fino al momento in cui la consapevolezza, l’ispirazione non si accende o la grazia non ci illumina la vista non ce ne renderemo conto.

Come fare dunque per accedere con la nostra Anima a questo stato ispirato?

La grazia, l’ispirazione si riceve attraverso un percorso complesso e lungo, irto di difficoltà, di passi in avanti ma anche di ritirate che è diverso per ciascuno di noi, nei modi e nei tempi.

Semplicemente, dirò ma spero di poter tornare su questo argomento conclusivo, che bisogna innanzi tutto ascoltare molto selezionando con rigore chi fa solo rumore di fondo, ci distrae e distribuisce negatività, da chi ci illumina il percorso e ci aiuta a percepire quanto sia piccolo il nostro Io rispetto al tutto.

Poi leggere molto e anzi, rileggere più volte e in tempi diversi i grandi Maestri del passato e del presente, filosofi, pensatori, teologi e possibilmente nelle loro opere originali o tradotte con attenzione e scrupolo. Ciascuno di noi si accorgerà che leggere, ad esempio il Vangelo, in momenti successivi della nostra vita, attraverso la nostra naturale maturazione e sedimentazione delle esperienze che avremo attraversato, ci permetterà di raggiungere i vari livelli di significato che questa lettura porta: dal genere letterario a quello storico, dal genere religioso a quello allegorico.

Rifuggire i riassunti, le interpretazioni, i testi commentati se non si accetta e riconosce pienamente il valore e la linea di pensiero dell’autore del commento perché un riassunto è sempre e comunque una mediazione tra l’originale e la copia che toglie valore e rischia di trasmettere al lettore, quando non vi sia un estremo rigore letterario, le impressioni dell’estensore e non il vero spirito dell’autore originario.

Infine pensare molto e provare a scrivere il proprio pensiero, segnandosi i punti essenziali, gli snodi, le nuove vie scoperte dalla mente che aprono a nuovi orizzonti. Confrontare il proprio pensiero con quello dei grandi autori del passato e del presente senza paura di dover rivedere le proprie concezioni ma sempre con la curiosità del nuovo e del diverso.

Ultimo ma non è ultimo avere fede, fede in se stessi, nella Verità, nell’Essere di Parmenide. Ne riparleremo

(Fine [per ora])

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Nota: molte sono le fonti che mi hanno portato a questo scritto e citarle tutte sarebbe impossibile. Desidero però ringraziare e ricordare almeno il Vangelo, San Tommaso, Sant’Agostino, Parmenide, Platone, D. Ikeda, V. Mancuso, M. Ferrini et al.

 

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Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur

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